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Mossad. Le più grandi missioni del servizio segreto israeliano

Mi chiamo Adolf Eichmann,” ripeté. “So che a tenermi prigioniero sono degli israeliani, parlo anche un po’ di ebraico, l’ho studiato con un rabbino a Varsavia…

Iniziò a recitare a memoria alcuni versetti della Bibbia, sforzandosi di pronunciare l’ebraico in modo corretto. Nessuno dei presenti fiatava. Gli agenti israeliani lo fissavano esterrefatti.”

La cattura nel 1960 in Argentina dello SS-Obersturmbannführer Adolf Eichmann, l’incarnazione stessa dell’orrore nazista, è una delle imprese più celebrate del Mossad, il servizio segreto israeliano che è considerato la migliore organizzazione di intelligence del mondo. E forse la più enigmatica.

Il bel libro di Michael Bar-Zohar e Nissim Misha, grazie a un approfondito lavoro di ricerca e a colloqui esclusivi con leader israeliani e agenti dello servizio stesso, offre una rassegna delle operazioni più importanti messe a segno dal Mossad dagli anni sessanta in poi. La narrazione di una lunga serie di audaci colpi di mano che, oltre all’interesse storico, si fa leggere legge come una vera spy-story. Con la differenza che i protagonisti sono autentici, uomini e donne in carne e ossa che rischiano la vita lontano dalle loro famiglie, protetti da identità fittizie, impegnati in rischiose operazioni in territorio nemico, dove il minimo errore li espone all’arresto, alla tortura, alla morte.

Oltre allo spettacolare arresto di Adolf Eichmann (forse il fulcro del libro) gli autori raccontano l’eliminazione dell’organizzazione terroristica Settembre Nero, la distruzione di una struttura nucleare nella Siria nord-orientale, la liquidazione degli scienziati nucleari iraniani e tante altre imprese mozzafiato. Per primo fra i servizi occidentali, il Mossad riuscì perfino a impadronirsi di un MIG 21, all’epoca il più avanzato e temuto aereo da combattimento sovietico. Gli stessi americani rimasero esterrefatti e spedirono subito una nutrita squadra di tecnici per studiare il velivolo.

Interessante come il volume di Michael Bar-Zohar e Nissim Mishal si soffermi sulle modalità operative del Mossad. Ne emerge una straordinaria capacità di “thinking out of the box”, di pensare in modo fantasioso, utilizzando idee creative e insolite che vanno al di là quelle tradizionali o scontate. Questa capacità di pensiero laterale, di cercare e implementare soluzioni alternative, è uno degli ingredienti base della “ricetta del successo” di un’agenzia che quasi sempre raggiunge gli obiettivi prefissati, anche quelli più sfidanti. Sicuramente una lezione che può essere generalizzata da chiunque si occupi di strategia o di planning. Dalla lettura emerge anche come il Mossad, oltre a essere stato per decenni il garante dell’esistenza di Israele e un baluardo dell’Occidente (non ultimo contro la minaccia nucleare iraniana) sia stato spesso anche l’ultima risorsa prima del ricorso alla guerra aperta. In altre parole, le operazioni della intelligence israeliana hanno prevenuto la deflagrazione di conflitti ben più generalizzati.

In ogni caso, per chi non fosse interessato alla strategia o alla geopolitica, il ritmo della scrittura e la prosa restituiscono una lettura elettrizzante che tiene sempre inchiodati alla pagina.

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