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La paura e la mafia nello zaino

“Anch’io ho paura: la verità fa paura. E fa paura la strada che percorriamo tutti i giorni per trovarla. Ma dopo che l’avremo trovata, allora potremo conoscerla e proporla alla gente, così che tutti noi non si abbia più paura”. Nella frase che un giudice impegnato in indagini di mafia in Sicilia dice all’amico collega che è venuto a trovarlo da Roma, c’è il senso del romanzo di Alessandro Cortese, La mafia nello zaino, (Il ramo e la fogli Edizioni). C’è la storia di Falcone e Borsellino, di una stagione che ha visto anche l’assassinio di padre Puglisi, c’è l’amore-odio per una terra bellissima che ti rimane dentro anche quando te ne sei andato, la necessità di denunciare mali e storture.

C’è un bambino, alter ego dell’autore che cerca una strada per la verità, per non soccombere alle consuetudini, alle minacce velate o meno, che si interroga sul potere e sui codici di comportamento, che alterna italiano e siciliano come simbolicamente oscilla tra passato e futuro e tra mamma e padre. La prima che vuole la libertà, il secondo che è parte integrante della “macchina” mafiosa del terrore e della morte. Il romanzo è un percorso nella Sicilia e nel Paese, una storia di crescita personale e collettiva in cui si legge chiaramente in filigrana un preciso periodo storico, quello del salto di qualità della mafia negli appalti e nei rapporti con i politici, e viceversa.

Nomi  e luoghi sono cambiati, ma di poco così che il gioco dei rimandi sia esplicito, e la tranquilla vita di paese è scenario per avvenimenti molto più grandi del teatro in cui avvengono, mentre la lettura di un giornale dà il via al cambio di prospettiva del picciriddu protagonista e motore dell’azione.  Lo stile privilegia i dialoghi, i confronti in cui c’è una danza di parole e di ruoli dove vale quello che non si dice più che quello che si pronuncia ed il finale è quello che ci si immagina. Non è un giallo, è un romanzo appunto, con uno scopo preciso, anche pedagogico, parlare di mafia e di Sicilia. In una calda estate decisiva, che ricorda forse La mafia uccide solo di estate di Pif, dopo la quale nulla sarà come prima e la salvezza alla fine arriverà.

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1 commento su “La paura e la mafia nello zaino”

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