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morire non ti salverà

L’unica vera salvezza dell’uomo è la speranza. Disegnata come una larga tela di un ragno, si dirama fino a raggiungere punti indefiniti in uno spazio per poi diventare certezza assoluta. Egli vi si arrampica sostenuto da gocce appiccicose di desiderio che strada facendo si consumano, ma allo stesso tempo si nutrono di una nuova vita affinché la precedente non si perda, ma conservi intatto il succo primordiale dell’esistenza.

Ecco che la trama pian piano si infittisce e resiste alle intemperie, agli scossoni e ai violenti uragani, ed è qui che l’uomo non può far altro che assecondare il destino. Nel momento in cui nulla appare come prima, lo stesso tenta una disperata fuga verso la salvezza ed annaspa alla conquista materiale e spirituale di spazi che inizialmente appaiono incontaminati, ma che non sono altro che un avamposto improvvisato a generare nuova vita. Vittima della sua stessa determinazione, l’uomo non si arrende, perché sa che un minimo vacillare della propria sicurezza lo porterà a perdersi nella sua completa disperazione fino all’estinzione.

Inizia un lungo percorso di ripresa, ma ovviamente non tutte le strade gli si presentano lineari, bensì
sdrucciole e melmose, la stessa melma generata dalla decomposizione di corpi abbandonati ed inabissati nelle viscere della terra. Le notti insonni, ombrate dallo stesso delirio sotterrato di quelle anime, divengono guida da seguire in quell’impervio cammino oltre l’abbandono. Passi decisi si susseguono e perdono le loro orme perché ricoperte dall’avanzare del nulla, si adattano così perfettamente ai nuovi colori della vita.

Cosa ne è stato delle scarpe bianche di Tomaso quando si apprestarono a calpestare il terreno sottostante? Divennero di un unico colore perché sporche di sangue derivante da corpi in avanzato stato di decomposizione atti a creare un tappeto polveroso di sogni. Una famiglia divisa da un resiliente tentativo di rinascita, amori sbocciati tra una sosta e l’altra ed edifici nati per soddisfare le esigenze primarie di una popolazione che vuole fuggire da un virus letale che contamina e si nutre di lembi di pelle recettivi.

Così come in un fondale marino che rigoglioso vive, qui emergono dagli orifizi umani tentacoli e coralli, il cui colore rosso enucia una forma strana di vita che prende il sopravvento denominata Purple Coral. È il tempo del riscatto e della rivalsa che darà la possibilità a Tomaso India e Marco di addentrarsi negli
avamposti per cercare una via di fuga e di salvezza. “ Equilibrium morire non ti salverà”, è il romanzo di
fantascienza distopica scritto da Dominique Lean Paul Stanisci edito Bertoni Editore.

Mi sono piacevolmente addentrata in questa lettura con tutte le migliori intenzioni di vivere un viaggio
meraviglioso. Con mio stupore e sorpresa si è rivelato più meraviglioso dell’intento stesso. La fantasia non ha limitato le sue ali perché trasportate dalla chiarezza delle immagini descritte. In tal modo il fluire delle parole ha piacevolmente illustrato la storia. Denoto un’ottima capacità inventiva dell’autore a cui rivolgo i miei complimenti per aver scritto un libro, che seppur fantascientifico ci rappresenta in un periodo quasi analogo per sostanza.

Siamo vittime anche noi di un tempo che nel suo incedere intralcia il cammino in quanto legato a varianti sconosciute di un virus che destabilizzano la routine. Ringrazio l’autore per avermi
fatto conoscere il suo stile di scrittura, unico nella sua semplicità, come il viaggio che tutti nella vita
vorremmo intraprendere, ricco di emozioni e di sensazioni che non vorremmo mai dimenticare in quanto perle di vita da legare assieme.

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