Vai al contenuto

Storia di Emilio, che cercava i nomi al cimitero

Nessun nome per Emilio, di Fabio Morábito, autore italiano di nascita, che vive e lavora a Città del Messico, è uscito in questi giorni per Exòrma, nella splendida traduzione di Adrián Bravi e Marino Magliani

Emilio, un ragazzino di dodici anni, tutti i pomeriggi se ne va al cimitero. Si è trasferito da poco e non ha amici nel nuovo quartiere, i suoi genitori sono separati, inoltre è afflitto da un disturbo, soffre di “incontinenza mnemonica”,  non può fare a meno di memorizzare ogni nome che legge, e il cimitero è l’ideale, con tutti i nomi dei defunti sulle lapidi.

Così Emilio cammina tra i vialetti e i blocchi dei loculi, leggendo e imparando nomi, anche se ancora non è riuscito a trovare il proprio: gli sembra che, se il suo nome non è presente nel cimitero, i morti vogliano appropriarsene facendo morire lui. Preso da questi pensieri, Emilio fa conoscenza con diverse persone: il grasso guardiano, il ragazzo che tiene in ordine le tombe e sistema i fiori, un muratore dall’aspetto minaccioso, un chierichetto che sembra una bambina, ma soprattutto lei: Euridice, il cui nome già la dice lunga.

È una donna che potrebbe essere sua madre, e infatti ha perso un figlio proprio della sua età: così tra i due nasce una strana amicizia che per Emilio si colora dei primi appetiti sessuali. Le gambe e le caviglie di Euridice lo turbano, vorrebbe baciarla, e intanto pensa alla vita sessuale dei suoi genitori: a entrambi fa conoscere la sua nuova amica per vedere quale impressione suscita in loro.

In bilico tra l’infanzia,  coi tipici ragionamenti dei bambini, e l’adolescenza con le sue curiosità e pulsioni, Emilio si prepara ad affrontare la vita, l’innamoramento, il desiderio, il pensiero della morte. Il suo percorso di crescita è simboleggiato da un tunnel nel quale entra per sfuggire a pericoli, veri o immaginari, dai quali si sente minacciato e da cui riesce a uscire con molta difficoltà: «Preferì non girarsi a guardare per l’ultima volta l’oscurità che si stava lasciando alle spalle…»

Condividi l'articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *