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Quando funzionano gli ingranaggi della memoria

   Gli ingranaggi dei ricordi (Arkadia): un titolo che dice molto su un libro nei cui ingranaggi non si può che rimanere impigliati a lungo. Ingranaggi ben oliati quelli messi in movimento da Marisa Salabelle, con il balsamo dei ricordi.

   Questo romanzo, ambientato principalmente in Sardegna durante il secondo conflitto mondiale, è un meccanismo complesso ma ben funzionante, verrebbe da dire un “meccanismo generazionale”, basato sul dialogo continuo tra vite in epoche diverse. È anche un romanzo corale nel quale le voci di Demy e Generosa sono ben intonate a quelle di Carla e del giovane Kevin, al quale spetta il compito di rimettere insieme i pezzi della grande Storia e di affiancarli a quelli della piccola Storia, cioè a quell’intricarsi di correnti profonde che non sempre salgono alla superficie, per poi finire nei manuali scolastici.

   Ognuna di queste voci narra o viene narrata – il passaggio dalla prima alla terza persona non fa che rendere più viva e visibile la costruzione della vicenda, quasi gli ingranaggi andassero ognuno al loro posto sotto i nostri occhi – e ognuna di queste voci ha un timbro che la contraddistingue. Particolarmente toccante è il fluire dei ricordi dell’anziana Demy la quale riporta lucidamente alla superficie le sofferenze della guerra e il suo peregrinare di sfollata, pur nel caos della sua mente ormai annebbiata: quasi un monologo interiore il suo, complementare al gergo giovanile di Kevin come alla concretezza linguistica di Carla e Donata; un monologo che odora di vita vissuta, di sacrificio, di povertà, ma anche di grande coraggio e forza d’animo.

   E quando gli ingranaggi saranno rimessi insieme e in perfetto funzionamento ci apparirà la grandezza di questa storia: una storia di donne, scritta o raccontata dalle donne, protagoniste di una delle più grandi tragedie – non l’ultima – che sul corpo delle donne si sono consumate: sfinite dalle gravidanze, dall’accudimento, dalla subordinazione a uomini violenti, assenti, distaccati, sottomesse a mentalità arcaiche, maschiliste e ipocrite, prima ancora che ai bombardamenti e alla precarietà. Donne che combattono, a modo loro, con le armi dell’amore e della solidarietà, anche in un mondo che non è più piagato dalla guerra ma dalla routine contemporanea, donne che affidano ai giovani, al futuro, la narrazione delle loro vicende.

   Al giovane Kevin spetta infatti il compito di ricostruire, assieme alla storia dell’avo Silvio Serra, fratello di Generosa, le tragiche vicende di via Rasella e delle Fosse Ardeatine; dovrà porsi domande difficili e scomode, chiamare in causa il passato e il presente di un paese che sembra non volersi mai interrogare su una storia – quella della Liberazione dalla tirannia fascista – che pare essere un capitolo mai chiuso e sul quale aleggia ancora una cappa di nebbia. 

   Fortunatamente restano i ricordi, e quelli – come ricorda e ci ricorda Demy – non si possono cancellare.

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