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Parla di noi la peste scarlatta di Jack London

Il 9 ottobre saranno sette mesi esatti dall’inizio del lockdown in Italia. E se in primavera è  stato Cecità di José Saramago a scalare le vette delle classifiche dei libri, complice la malattia descritta nel romanzo che fa diventare improvvisamente ciechi e gli sconvolgimenti che questa crea alla civile convivenza, con il passare del tempo altri testi, nuovi o datati, legati in qualche modo alla pandemia da Covid-19, sono finiti in libreria.

Saggi, racconti, riflessioni scientifiche, romanzi, e tra questi La peste scarlatta di Jack London – edizioni Tarka, piccola e dinamica casa editrice di Mulazzo, in provincia di Massa Carrara – ristampato da poco.

London nel racconto lungo, o romanzo breve se preferite, scritto nel 1912, immagina un’umanità lacera fatta di pochi superstiti ad un virus implacabile e ignoto, che provoca la peste scarlatta del titolo, regredita a livello quasi animale, formata da piccole tribù, un mondo dove l’ultimo testimone diretto dell’ecatombe racconta ai nipoti cosa è avvenuto nell’anno 2013

Signore! Signore! Quando ci penso! Sono già sessant’anni, dice il nonno agli scapestrati e selvaggi Edwin, Hu-Hu e Labbro di Lepre in una sosta del loro vagare camminando e poi il lungo monologo diventa una riflessione sul cuore oscuro dell’uomo, sui suoi errori. Per il vecchio, che nella vita precedente era il professor James Howard Smith, parte della classe dominante, è una certezza, che la storia non insegni nulla e che l’umanità troverà presto il modo per distruggersi di nuovo (altro che “ne usciremo migliori”).

Chissà se London si  è ispirato a Edgar Allan Poe e al suo racconto La maschera della Morte Rossa con il suo celebre incipit: Per lunga e lunga stagione la Morte Rossa aveva spopolato la contrada. A memoria d’uomo non s’era mai veduto una peste così orribile, così fatale! A guisa del Vampiro, sua cura e delizia, il sangue, la rossezza… Innanzi questo flagello il principe Prospero rimanevasi imperturbabile; anzi si mostrava felice, sagace, intrepido.

Salvo poi capitolare anche lui al morbo – ma di certo lo scrittore statunitense morì prima che scoppiasse l’epidemia di influenza Spagnola che ha mietuto almeno venti milioni di vite.

Un racconto che si legge di un fiato, letteratura della migliore qualità, con una trama e scenari ripresi in tante opere ed in  film di “fantascienza” e che per questo ci suonano familiari, e che ci ricorda la nostra fragilità. E superbia.

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