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Shooting: sparare o fotografare?

Shooting: sparare o fotografare? Esiste una differenza nel risultato finale. Shotting per uccidere. Shotting per rendere immortale.

Tra il 2015 e il 2020 il fotografo Luigi Ottani torna nei luoghi di Sarajevo dove i cecchini decidevano della vita di uomini, donne, ragazzi, bambini scelti secondo un tariffario, oppure per odio etnico, oppure solo per adrenalina. Dalle postazioni di tiro di un tempo viene fotografato quello che ora si vede con le persone che attraversano i luoghi. Nel post produzione è stato inserito nella foto un mirino, ora centrato sulla figura umana decretandone la fine, ora decentrato permettendone la salvezza.

Il gioco onnipotente della decisione finale del cecchino sull’obiettivo inerme. La soluzione proietta il lettore nell’attimo terribile e casuale tra la vita e la morte. Non siamo di fronte a un segno grafico aggiunto su una foto, ma a uno stratagemma efficacissimo per aprire uno star gate sul passato. Bisogna vederle quelle foto di scorci di strade, di finestre, di incroci, di parchi, di genitori con bambini per mano, di donne di corsa, di amici che giocano. Con un mirino puntato.

Una delle voci narranti ricorda di aver giocato nonostante la guerra in una zona in cui si sentivano protetti. Anni dopo guardando la città dai punti di fuoco, si rende conto che erano perfettamente visibili. “Eravamo degli illusi. Ci hanno risparmiato”.

La città luogo di vita, di lavoro, di divertimento si trasforma dal 1992 al 1996 in un perimetro di morte, perdendo il suo significato originario. La gente progressivamente acquisisce la percezione del pericolo, scopre percorsi protetti, sfila sottotraccia. Ma a volte sfida il tiro del cecchino. “Perché?” “Perché dovevamo comunque vivere”.

Le voci di testimoni oculari del tempo che si alternano alle fotografie indagano la psicologia dei cecchini, lo strazio della perdita, l’assurdità del caso, l’irriducibilità del vivere. Hanno note e angolazioni diverse da cui raccontano, quasi in una ricerca catartica di comprensione di questa follia vigliacca di annientamento della popolazione civile.

Un libro emozionale e tragico, Shooting in Sarajevo di Luigi Ottani (Bottega Errante) originale nella sua tessitura, che usa linguaggi diversi per colpire al cuore il lettore che si piega allo strazio. Senza nessuna possibilità di salvezza.

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