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Di questi tempi, in viaggio come l’acqua

L’orologio del tempo e gli inciampi nelle salite che misurano fiato e resistenza, impongono un nuovo passo. Lo choc di due eventi improvvisi e gravissimi portano i pensieri a fare i conti con il tempo a restituirgli il suo posto, a sentire di non avere più voglia di perdere tempo.

E’ un dono prezioso, non è scontato e non torna indietro. Sintonizzarsi con il tempo concesso, diventa chiave di volta, sfida alla ricerca di una nuova identità che non significa rinnegare ciò che si è stati finora, bensì andare all’essenza, conoscersi in profondità e da qui ripartire. Un cambiamento che vuol dire migliorare, crescere.

La dimensione del nuovo tempo è il viaggio. Mettersi in viaggio Di questi tempi.

Mollare tutto e accettare di attraversare l’Italia senza soldi, in autostop e due coordinate geografiche in tasca: Bologna e Lampedusa. Partenza e arrivo; in mezzo un viaggio fisico ma soprattutto interiore, macinando chilometri tra la bellezza dei paesaggi e i vuoti delle incertezze, la ricerca di un posto nel mondo, lontano da persone irriconoscibili dopo il dolore, il tradimento, l’ipocrisia.

La rinascita comincia da uno zaino carico dell’essenziale e un universo di sentimenti, domande, aspettative, curiosità da tirare fuori in ogni tappa. Barbara Cassioli si mette lo zaino in spalla nella primavera del 2019, dopo tre anni passati tra alti e bassi, a pensare di partire e ogni volta rinviare. 

Di questi tempi è il titolo del libro che ha scritto (edizioni AlpineStudio) e il viaggio intrapreso con il cartello Lampedusa bene in vista sul ciglio di strade calpestate, di regione in regione, seguendo una bussola precisa: sperimentare la dimensione di piccole comunità solidali, eco-villaggi, realtà virtuose; condividere un’esperienza alternativa per capire che oltre i cliches c’è molto altro, che un’alternativa esiste e vuol dire arricchimento. I soldi risparmiati sono i bonifici mensili che Barbara gira alla Onlus Mediterranea: la formazione professionale nel mondo del sociale e la forte tensione verso l’emarginazione, la povertà, la fragilità umana, è la naturale inclinazione verso tutto ciò che il Mediterraneo racconta da sempre, specie Di questi tempi in cui la gente scappa in cerca di vita e spesso finisce negli abissi del mare e dell’indifferenza umana, la paura dell’altro, il diverso da sè.

Barbara si mette in gioco e mette in conto il rischio: sopravvivere con zero soldi, i passaggi da sconosciuti, imprevisti che per oltre tre mesi avrebbero potuto accompagnarla nel viaggio e che, stavolta, doveva affrontare e risolvere da sola. E tutto per cosa?

“Al momento della partenza intuivo che sarei cambiata radicalmente come persona e così è successo. Per me è stata come una fioritura; sento di aver sviluppato una grande fede nella vita e sono più disposta ad accogliere ciò che ha in serbo per me, coglierne i segnali, andare oltre progettando e restando aperta all’abbondanza della vita”, spiega con un entusiasmo contagioso.

Il leit motiv del viaggio gira intorno a una parola: acqua. “Ho un legame antico con il Mediterraneo, mi sento a casa da Napoli in giù, passando per Malta, Tunisia, Marocco, Spagna e sono profondamente connessa con la natura. L’acqua mi trasmette la sua capacità di scorrere, non si pone il problema se nel percorso incontrerà sassi, va oltre. Così come l’acqua, il viaggio mi ha insegnato a fluire, andare avanti, fare con quello che c’è, continuando a essere me stessa pur nel cambiamento”.

Da Bologna Barbara imposta la bussola della rinascita e i passi la portano in Toscana dove resterà un mese, per questioni di radici familiari con la casa paterna a Foiano della Chiana, in provincia di Arezzo e per l’intensità e la pluralità degli incontri.

La prima tappa a Sammommè, in provincia di Pistoia, in un eco-villaggio, poi a Borgo San Lorenzo nella eco-farm Tertulia; da Bagnaia fino al Lago Trasimeno al confine con l’Umbria per poi fermarsi nella casa di famiglia a Foiano e da qui ripartire verso Piombino e poi a sud, Seggiano, Grosseto e “nell’isola che profuma di rosmarino”: l’Elba.

Con Barbara viaggia anche Crudelia, la voce interiore che prova a dirle cosa è bene e cosa è male. Una sorta di pensiero rattrappito e oscurantista che vorrebbe imbrigliare i pensieri aperti di una ragazza di trentadue anni protagonista di una metamorfosi narrata con uno stile diretto e coinvolgente, al punto che si cammina accanto a lei osservando le mille espressioni del suo volto, incorniciato dai lunghi capelli, di fronte alla meraviglia della scoperta.

Sulla strada incontra un’umanità variegata ma mai ostile e molteplici ostacoli, momenti in cui c’è da stringere i denti e andare avanti oppure mollare tutto e tornare indietro: accade in Campania. Poi la Calabria e l’incontro con un fantomatico “musicista” e infine la Sicilia e l’approdo a Lampedusa, dove Barbara torna per la terza volta e dalla quale riparte rigenerata.

Sulla spiaggia respira il profumo di salmastro e una sensazione di “inguaribile felicità” pensando all’immagine che sintetizza il senso del suo cammino: “Le scogliere di Oualidia, cittadina sulla costa atlantica del Marocco. Alla partenza c’era una Barbara che si stava staccando da quelle scogliere con la fiducia di essere accolta, presa tra le braccia”.

E così è stato. Quel viaggio le ha permesso di mettere radici nella sua vera essenza e nella vita che sente più autentica per lei. Barbara ha imparato dall’acqua a fluire, ad essere abbondanza, a riceverla e a generarla.  

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